ISOLAMENTO IN MONTAGNA – GIORNO QUATTORDICI
Un sole meraviglioso. Videochiamata con i parenti in Francia, mi mancano, ci mancano, finalmente li sentiamo. Avevo atteso con una certa frenesia questo contatto con persone dotate di buon intelletto che vivono fuori dalla nostra nazione. Li vedo nel salotto, sembrano allegri: per loro inizia oggi, non sanno che in casa e fuori voleranno coltelli nel giro di poche ore. Sono lì, belli tranquilli a cucinare gli épinards e a programmare la spesa online. Si prenderanno a schiaffi anche i francesi, come tutti noi. I lombardi non hanno niente di strano: anche da loro girerà l’invito a resistere, che alla fine si tratta solo di passare qualche giorno sul divano. Forse sui social imperverseranno gli attori in diretta che leggono la Recherche di Proust anziché la Storia della colonna infame di Manzoni. E sarà lunga, molto lunga. Quanto può durare una diretta dalla quarantena? Faccio un bagno, c’è un unico boiler che può raggiungere gli ottanta novanta gradi e, di solito, appena finisce di riempire la vasca in ceramica freddissima, l’acqua è a quaranta gradi. Quando entro è a trenta gradi, appena mi insapono inizia a gelare seriamente. È terribile, ma lavarsi è un privilegio. L’acqua calda in cui di tanto in tanto decidevo di passare un’ora o più a leggere indisturbata per levarmi le preoccupazioni dal corpo è un vecchio ricordo, qualcosa che appartiene alla vita da single, nemmeno più alla famiglia, qualcosa che questo boiler elettrico del millenovecentocinquantacinque non permetterà. Poco male. Incastrata nel mio quadratino osservo la bella scrivania di lusso in stile liberty, coperta da un centimetro di marmo verde scuro, la cassettiera con i classici cinque elementi: due cassettini più piccoli in verticale a sinistra, uno centrale lungo, due in verticale a destra. La sedia imponente. È poco importante? In quarantena a fissare una scrivania dei primi del Novecento e pensare: avrò già osservato con cura i quadri? Ne conto sette. Due sono le nature morte, c’è una Madonna e altre piccole cornicette. Un numero infinito per una cella di un metro e mezzo/due per due e mezzo. La prossima settimana potrei osservarne uno al giorno e magari descriverlo: sarebbe una bella occupazione quando mi viene in mente la caducità della vita. E poi potrei passare a guardarmi alla specchiera che sale su dalla scrivania e dentro alla specchiera potrei ricominciare a guardarmi negli occhi. In realtà mi accorgo che a poco a poco, negli angoli remoti della mente, avevo già raccolto i materiali che ora devo solo scrivere. Come si dice? Quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando. Alle due di notte mi piglia malissimo: mi sveglio inquieta e in cinque minuti compro su Amazon i cibi liofilizzati per i militari. Dopo aver fatto COMPRA, ho capito che ho fatto la cazzata che hanno fatto tutti, ma è stato un gesto impulsivo. Troppo tardi. Mollo il cellulare e mi addormento di colpo.
0 Comments
Your comment will be posted after it is approved.
Leave a Reply. |
BLOG Di una scrittrice nottambulaOSPITIpagine del blog
ISOLAMENTO IN MONTAGNA
Giorno uno Giorno due Giorno tre Giorno quattro Giorno cinque Giorno sei Giorno sette Giorno otto Giorno nove Giorno dieci Giorno undici Giorno dodici Giorno tredici Giorno quattordici Giorno quindici Giorno sedici Giorno diciassette Giorno diciotto Giorno diciannove Giorno venti Giorno ventuno Giorno ventidue Archivi
March 2021
|