APETTANDO WALTER CHIARI
Per la prima volta Walter Chiari si racconta. Non solo darà un assaggio delle sue più famose barzellette e dei suoi più esilaranti sketch ma racconterà di sé, della sua vita e dei suoi progetti per l’avvenire, in un progressivo svelamento delle sue intime emozioni, delle contraddizioni che lo abitano e delle fratture profonde che hanno mano a mano scalfito la sua personalità fino al declino.
Uno spettacolo che si muove tra il piano simbolico e quello documentaristico, evocando esperienze artistiche poliedriche, a cavallo tra la Rivista (intesa come teatro di Varietà) e il film d'autore, attraversando Beckett, Zavattini, Visconti e la nascita della televisione.
Si vuole, con questo spettacolo, rendere omaggio al grande attore teatrale e cinematografico Walter Chiari, dissipatore di creatività innata, di idee, fiumi parole, aneddotica, barzellette, un uomo che si donava sulla scena con una prodigalità eccezionale. Di lui si mette in luce l’assoluta genialità e la cristallina capacità istrionica, la grande inventiva drammaturgica, la straordinaria vita ai limiti del teatrale.
Ciò che ci sembra unisca la maggior parte dei racconti mitici di Chiari è il tentativo, affidato di volta in volta ai singoli personaggi protagonisti, di parare i colpi della realtà con una serie di ricette teoriche, intuizioni precostituite, ideologie astratte.
Tentativi che ogni volta vengono immancabilmente spiazzati dalla vita stessa, multiforme e irrazionale, mostrandoci, così, un'umanità fragile e incapace di controllarsi, immancabilmente esilarante.
Spunti biografici sono stati raccolti in particolar modo dal libro “Walter Chiari- Un animale da palcoscenico”, scritto dal giornalista Michele Sancisi, un supporto indispensabile anche nella comprensione più profonda del personaggio e nella raccolta dei materiali e degli aneddoti meno conosciuti del grande attore.
MITIGARE IL BUIO,
“Mitigare il buio” è un racconto duro, autentico ed emozionante, che prende vita sullo sfondo di una Milano cupa e indifferente. E' la storia di un'amicizia giovanile tra tre amiche, descritta con una scrittura diretta, originale e uno stile libero, mai retorico.
La protagonista, “Babba di minchia”, racconta tre anni della loro vita insieme visti attraverso il filtro della nuova eroina giovane: un’eroina diluita, leggera, da fumare, tirare e infine da iniettarsi in vena. Il suo distacco e la sua forza d'animo ci permettono di lasciarci andare alle emozioni per come le vive da adolescente: ridicole, distorte, a volte intensamente impressionanti e drammatiche.
Un flusso di coscienza a tratti leggero e vagamente spensierato ci fa scendere assieme alla protagonista i gradini che portano alla dimenticanza di sé, nel tunnel anaffettivo della droga, fino a quel bagno pubblico dove la morte si presenta a riscuotere il suo prezzo e la vita ripropone una possibilità di salvezza.
MENZIONE SPECIALE PREMIO DANTE CAPPELLETTI 2008,
BORSA DI SCRITTURA PREMIO SOLINAS 2009,
PREMIO EUROPEO PER LA DRAMMATURGIA ENRICO MARIA SALERNO 2011
DRAMMA DEL MESE DRAMMA.IT 2016
JAZZ PUB CHAT LINE
scritto in dialoghi cinematografici, strutturato come drammaturgia
L’educazione sentimentale all’epoca di internet. Attraverso un racconto che ha la struttura di una sceneggiatura cinematografica, seguiamo per un tratto di strada l’avventura di una ragazzina confusa e disordinata, fragile e dolce, alla ricerca di sé. Sembra un gioco di ruoli: lei, l’amica confidente, il giovanotto disponibile al sesso ma non all’amore, gli incontri virtuali nella chat line. Su tutto aleggia il sentore della vita post moderna nella metropoli del nord e il sentore dell’acool che ne scandisce le ore: aperitivo, dopocena, pub notturno, bicchiere della buonanotte.
Sembrerebbe tutto qui: un divertente gioco scenico sostenuto da humor e dalla tecnologia che consente di seguire in diretta, sul maxi schermo, i dialoghi a distanza delle due amiche fra Milano e Sidney. Poi, come accade nella vita e nella penna di chi sa scrivere, irrompe nella piccola storia la realtà del dolore e tutto si scompagina
– non rappresentato-
FINALISTA DEL PREMIO EUROPEO PER LA DRAMMATURGIA ENRICO MARIA SALERNO 2007
TERZO PREMIO ANGELO MUSCO 2009
MIDIA + RIMIDIA + PRIMIDIA
Operazioni di chirurgia estetica con laser che bruciano anche i cervelli, genitori con il figlio omosessuale, disperati, ma solo a tratti, quando la televisione non li ipnotizza; casting di veline e giovani “di belle speranze”. Il tutto annegato in un mondo dove non c’è spazio per passare o per stare, e la normalità è quella di ritrovarsi pigiati gli uni agli altri, così stretti da non riuscire più a muoversi. L’assunzione dei cliché e degli stilemi desunti dai codici televisivi sono utilizzati con atteggiamento consapevole e critico, così da costituire una divertente ed efficace smitizzazione dei luoghi comuni. Il gioco di realtà e finzione ha la forza di trasformare il fallimento in successo, così come il linguaggio televisivo è impiegato in modo da trasformarsi nel suo contrario.
VINCITORE DEL PREMIO NAZIONALE GIOVANI REALTA' GIURIA DEI GIORNALISTI VINCITORE DEL PREMIO ART PER IL TEATRO AUTOPRODOTTO
VINCITORE DEL PREMIO AUTOGESTITO TEATRO QUIRINO
LO SBAGLIATO
Atto unico scritto in forma drammaturgica
Tre artisti in un bar affogano nell'alcol la loro incapacità e le loro speranze, fantasticando su un progetto teatrale che non avrà mai realizzazione ma facendo emergere le loro nevrosi sessuali, edipiche e masochistiche tra un bicchiere e l'altro di negroni sbagliato.
La metafora dello sbagliato come stile di vita, senso di immaturità e fuga dalle proprie responsabilità umane è il trait d'union dei tre artisti che appaiono come maschere tragiche e buffe allo stesso tempo, per un atto unico intensamente amaro.
MENZIONE SPECIALE PROGETTO IDRA PER LA NUOVA DRAMMATURGIA
BUON COMPLEANNO ARABELLA
Scritto in forma drammaturgica in collaborazione con Roberto Traverso
E' il 9 maggio 2008, trentesimo compleanno di Arabella, trentesimo anniversario della morte di Aldo Moro. Ancora una volta in questa data, la nostalgia del padre per la sua giovinezza e il suo idealismo politico si scontrano con la nascita della figlia e l'abbandono della militanza. Arabella, oramai allo sbando, cresciuta in una famiglia che l'ha sempre rifiutata si chiude a chiave in camera sua e minaccia di farsi esplodere, rigando i dischi di lotta del padre.
La madre nella notte è narcotizzata dai suoi sonniferi, il padre non sa intraprendere un dialogo attraverso la porta chiusa. L'unico che sembra poter intervenire è un camionista, incontrato al bar sotto casa con cui la ragazza ha appena festeggiato il suo compleanno.
– non rappresentato-
PREMIO ARTEVOX, PER UN PROGETTO SU ALDO MORO 2008, SECONDO CLASSIFICATO
MACCHIA NERA
Scritto in forma drammaturgica
Due strani individui, un uomo e una donna, s'incontrano per procedere nelle trafile burocratiche di un colloquio in carcere, nella sezione femminile. L'uomo, molto più abituato della donna alle maniere spicce della polizia e ai divieti più disparati, assiste con una punta di divertimento compassionevole alle reazioni di lei che, invece, si scontra per la prima volta con la logica-illogica delle pratiche e delle perquisizioni. Tra i due sembra crearsi un sentimento che hanno paura di portare avanti, così intenso da potersi manifestare solo nel carcere e da scomparire appena fuori. Sembra che la costrizione e la tragedia li uniscano in una relazione di rimozione della realtà, creando, per quelle poche ore in cui si trovano insieme, una specie di bolla fantastica in cui c'è ancora la possibilità di amare e di sentirsi liberi.
PREMIO GIOVANI REALTA' GIURIA DEI GIORNALISTI
AUTORADIOASCOLTATORE
progetto di omicidio radiofonico
RADIODRAMMA VINCITOREE DEL PREMIO LAMA E TRAMA DI MANIAGO.
prodotto da Radiouno regia Marisandra Calacione e voce di Massimo Somaglino
SOLO PER OGGI
Solo per oggi racconta di un vuoto, il nostro. Della necessità di colmare un'assenza. Una mancanza che fa avere paura di vivere, che non fa crescere, che non fa vivere sereni. In questo spettacolo due giovani donne, Viola e Serena, si imbattono in tanti personaggi, ognuno con la propria assuefazione, ognuno con il proprio recupero. Cercheranno di vivere le loro prime 24 ore senza la loro addiction. Infine tra di loro si creerà un legame inaspettato, che sfocierà in un tenero amore. Le due ragazze si troveranno "nude", una davanti all'altra, senza maschere: due bambine in cerca di affetto. Per la prima volta potranno riconoscersi e identificarsi nelle comuni sofferenze. Tutto questo è il processo sotterraneo veicolato dai gruppi di auto aiuto, trattati e visti come in una caricatura beffarda attraverso il ricordo distorto e comico della giornata che hanno appena trascorso.
Il gruppo di auto-aiuto è percepito come circo. Le dipendenze qui raccontate non hanno limiti e, il più delle volte, sono vere.
STRALUNARE
Stralunare è una storia che lega insieme dei personaggi contraddittori e incapaci di stare nella realtà.
Angela, una giovane ragazza incinta è prigioniera in una casa per donare il suo bambino e scappare inseguendo ideali controversi di una femminilità senza legami ed anaffettiva; Monica, la sua carceriera, ha comprato il figlio e aspetta di fare lo scambio segretamente, avendo organizzato un piano campato in aria per soddisfare il suo bisogno di maternità mai più realizzabile. Poi ci sono i tre alcolisti in recupero: Ruben, padre del bambino di Monica, un trentacinquenne mai cresciuto che ha sostituito il seno materno con la bottiglia, vive sulle nuvole e pensa di essere costantemente in un episodio di Star Trek. Amelia una giovane tossicofilica e sessodipendente abile ed intelligente manipolatrice, infine Marcello, il mentore della comunità di recupero: uno psicologo nevrotico e decisamente ossessivo, che sentendosi inadatto al mondo ha abbandonato il mestiere per dedicarsi alla causa di tutti i malati di dipendenza cercando di mettere una mano di bianco sulla vita passata.
IL MULO
Il mulo ovvero la storia del Biagio e del Chicco
di Francesca Sangalli (da un'idea di Monica Patrizia Allievi)
Siamo nel 1916: Biagio è un mulo possente, abituato a tirare la carretta. L'Italia è già in guerra da un anno, quando Biagio viene venduto alle truppe alpine e caricato in un trasporto per essere adibito alle salmerie di montagna, ovvero i reparti alpini per il trasporto montano. La guerra è al suo apice e durante il viaggio in treno, raccontato attraverso lo sguardo inconsapevole di Biagio, il convoglio viene colpito dall'alto.
Arrivato alle postazioni militari, Biagio si trova faccia a “muso” con l'ufficiale alpino Federico, detto Chicco, cui spetta l'organizzazione e il comando degli sconci. Chicco sceglie subito per sé Biagio, il miglior mulo tra quelli arrivati con il suo carico e se ne occupa con affetto.
Passa molto tempo nelle stalle, lo striglia, gli parla, gli porta fieno e qualche zuccherino. La montagna a Biagio piace immensamente: è maggio, c'è il sole, genziane e fiori di cotone, certo, ci sono anche persone con una piuma sulla testa, che urlano in modo ingiustificato e un certo via vai di gente affrettata e un po' nervosa, ma tutto questo per lui è solo “un po' strano”. Biagio crede che “guerra” sia un
paese dove si usa così: tutti urlano e si metton sull'attenti. Attraverso i suoi occhi animali vediamo l'agire degli umani, attraverso i suoi pensieri di mulo osserviamo dal di fuori la guerra di trincea. Durante un gelido inverno in cui la guerra è piuttosto dura, i due amici stanno portando il loro carico nelle postazioni militari più alte, quando si trovano sotto attacco di un cecchino. Chicco
scivola nel burrone ma Biagio gli salva la vita, trascinandolo in salvo. Tutti credono che le briglie fossero legate e che il mulo abbia involontariamente salvato Chicco per non precipitare anche lui nel burrone. In realtà, come spesso succedeva veramente, Biagio ha scelto di salvare la vita al suo padrone e inseparabile amico: le briglie erano sciolte e stringendone un capo tra i denti il mulo ha indietreggiato. Al rientro in scuderia Chicco si accorge che Biagio si è anche ferito un dente e lo cura con amore. Finalmente si vocifera che la guerra sia finita quando arriva un ultimo comando: Chicco e Biagio, insieme a delle guide, dovranno eseguire una mappatura della valla dell'Oetz. Purtroppo una slavina travolge i due, che al risveglio, si trovano catapultati in un mondo straordinario ove finalmente Chicco riesce a comprendere le parole di Biagio.
Gli amici si parlano, ridono, si scambiano le idee e perlustrano la magnifica vallata dove la primavera impera con tutta la sua freschezza. Chicco e Biagio corrono incontro ad una bellissima vegetazione e si tuffano insieme a fare il bagno in un laghetto, liberi dalla guerra e dall'ottusità degli uomini.
TERZO PREMIO GIUSEPPE BERTOLUCCI ASSEGNATO DA CONCITA DE GREGORIO, NICOLA LAGIOIA, LUCILLA ALBANO, GRAZIANO GRAZIANI 2015
I SOTTERRANEI – BINARIO 21
La storia di Ulisse Stacchini, architetto che ha progettato la Stazione Centrale di Milano e il binario 21. In questo dramma si immagina un incontro tra l'architetto, ormai anziano e una giovane Ebrea vittima della deportazione avvenuta proprio attraverso un treno merci celata dal binario 21, un binario sotterraneo adibito alla posta.
L'uomo racconta la sua storia e rivela la sua identità per chiedere scusa per il fatto che la sua opera di ingegno sia stata sfruttata ai fini del genocidio, contro la sua volontà.
– non rappresentato-
IL CIELO IN UNA PANCIA
sottotitolo “La donna parasimpatica”
Molto più spesso di quanto crediamo, la pancia rivela le nostre vere emozioni, è sincera anche quando vorremmo mentire a tutti (noi stessi compresi) a volte determina le nostre decisioni. La pancia ci segue dall'infanzia e non è capace di tacere: accompagna i nostri giochi preferiti da bambini, ci fa ridere, cova i nostri desideri, si tende o si rilassa a seconda delle prove che dobbiamo superare, ci fa sentire innamorati. Alessandra Faiella, con la sua comicità spiazzante, ci accompagna in una raccolta di episodi della vita di una donna: da quando era bambina, poi adolescente, infine madre. Tutta la sua vita è raccontata tenendo presente il punto di vista della sua pancia, che ha conservato ricordi e sensazioni d'amore, momenti di gioia, di paura, di dolore. E' una pancia femminile, capace di far accadere eventi straordinari: capace di ospitare e crescere un nuovo essere umano. Ogni tappa del racconto racchiude una sensazione, un dialogo con quella parte di noi che è al centro del nostro corpo e che è così misteriosa. Eppure il linguaggio sa perfettamente il valore della nostra pancia nella vita: basti vedere quante volte usiamo metafore come “avere le farfalle nello stomaco, ridere di pancia, decidere di pancia, avere il pelo sullo stomaco, questo qui non lo digerisco, la cosa non mi va giù”? Il quadro che emerge dal racconto è comicissimo e spiazzante: ognuno di noi è un individuo separato in due, quale dei due cervelli vincerà?
L'OROLOGIO DI EINAUDI
“L'Orologio di Einaudi” fa confluire le memorie di Franco ed Ernestina Fiocca; una coppia di anziani, nel corso degli anni, rivive il passato confrontandosi con la giovane nipote.
I due riportano con entusiasmo e curiosità gli aneddoti dell'epoca della ricostruzione d'Italia di cui sono stati fortemente protagonisti: Franco lavorando per la CGE ( fondata nel 1921 a Milano come divisione italiana del gruppo industriale statunitense General Electric) , Ernestina come studiosa di Fisica e vicepreside del prestigioso Liceo Parini di Milano.
Il testo mette in luce la solidità di una generazione nella quale era possibile avere un riscontro pratico e fattivo delle proprie azioni attraverso il miglioramento sociale, urbanistico, educativo, confrontandola con il tracollo degli ideali dell'epoca presente di cui l'instabilità psichica della giovane nipote è uno dei prodotti.
Tra gli aneddoti raccontati prende uno spazio preponderante quello della costruzione e dell'inaugurazione della metropolitana italiana, costruita anche grazie all'ingegnere capo decano Franco Fiocca, il quale salva, grazie al suo ingegno, l'inaugurazione della prima metropolitana.
L'ingegnere intuisce che il guasto è causato da alcune ranelle utilizzate come componenti del motore, manomesse durante la resistenza dai partigiani infiltrati nelle fabbriche. Quest'impresa simboleggia l' inizio della ricostruzione urbanistica Italiana attraverso l'avvento della metropolitana, modello ingegneristico che poi è stato esportato in tutto il paese e in seguito in tutto il mondo.
E' comprensibile, al termine del racconto il motivo per cui il vestito blu, macchiato, relegato in una soffitta, abbia un forte valore simbolico: rappresenta la fattività umana, l'ingegno, il rischio e la fatica. E' un abito elegante e di rappresentanza macchiato di olio da motore, segno indelebile della dedizione al lavoro e della volontà umana di ricostruire il paese e portarlo all'eccellenza tecnologica.
Piano piano, dai racconti sulla prima lavatrice, la vita familiare, il valore del lavoro e degli ideali dell'epoca, si evidenzia una strutturazione del pensiero completamente aliena al nostro presente e si intuisce la necessità di mantenere viva la memoria per contrastare una realtà evanescente, destrutturata e priva di punti di riferimento.
La soffitta delle memorie diviene il simbolo dell'ultima ancora di salvataggio cui la nipote si può aggrappare per provare un senso di radicamento, sicurezza ed appartenenza, mentre un terremoto sta facendo franare il mondo circostante.
Per la prima volta Walter Chiari si racconta. Non solo darà un assaggio delle sue più famose barzellette e dei suoi più esilaranti sketch ma racconterà di sé, della sua vita e dei suoi progetti per l’avvenire, in un progressivo svelamento delle sue intime emozioni, delle contraddizioni che lo abitano e delle fratture profonde che hanno mano a mano scalfito la sua personalità fino al declino.
Uno spettacolo che si muove tra il piano simbolico e quello documentaristico, evocando esperienze artistiche poliedriche, a cavallo tra la Rivista (intesa come teatro di Varietà) e il film d'autore, attraversando Beckett, Zavattini, Visconti e la nascita della televisione.
Si vuole, con questo spettacolo, rendere omaggio al grande attore teatrale e cinematografico Walter Chiari, dissipatore di creatività innata, di idee, fiumi parole, aneddotica, barzellette, un uomo che si donava sulla scena con una prodigalità eccezionale. Di lui si mette in luce l’assoluta genialità e la cristallina capacità istrionica, la grande inventiva drammaturgica, la straordinaria vita ai limiti del teatrale.
Ciò che ci sembra unisca la maggior parte dei racconti mitici di Chiari è il tentativo, affidato di volta in volta ai singoli personaggi protagonisti, di parare i colpi della realtà con una serie di ricette teoriche, intuizioni precostituite, ideologie astratte.
Tentativi che ogni volta vengono immancabilmente spiazzati dalla vita stessa, multiforme e irrazionale, mostrandoci, così, un'umanità fragile e incapace di controllarsi, immancabilmente esilarante.
Spunti biografici sono stati raccolti in particolar modo dal libro “Walter Chiari- Un animale da palcoscenico”, scritto dal giornalista Michele Sancisi, un supporto indispensabile anche nella comprensione più profonda del personaggio e nella raccolta dei materiali e degli aneddoti meno conosciuti del grande attore.
MITIGARE IL BUIO,
“Mitigare il buio” è un racconto duro, autentico ed emozionante, che prende vita sullo sfondo di una Milano cupa e indifferente. E' la storia di un'amicizia giovanile tra tre amiche, descritta con una scrittura diretta, originale e uno stile libero, mai retorico.
La protagonista, “Babba di minchia”, racconta tre anni della loro vita insieme visti attraverso il filtro della nuova eroina giovane: un’eroina diluita, leggera, da fumare, tirare e infine da iniettarsi in vena. Il suo distacco e la sua forza d'animo ci permettono di lasciarci andare alle emozioni per come le vive da adolescente: ridicole, distorte, a volte intensamente impressionanti e drammatiche.
Un flusso di coscienza a tratti leggero e vagamente spensierato ci fa scendere assieme alla protagonista i gradini che portano alla dimenticanza di sé, nel tunnel anaffettivo della droga, fino a quel bagno pubblico dove la morte si presenta a riscuotere il suo prezzo e la vita ripropone una possibilità di salvezza.
MENZIONE SPECIALE PREMIO DANTE CAPPELLETTI 2008,
BORSA DI SCRITTURA PREMIO SOLINAS 2009,
PREMIO EUROPEO PER LA DRAMMATURGIA ENRICO MARIA SALERNO 2011
DRAMMA DEL MESE DRAMMA.IT 2016
JAZZ PUB CHAT LINE
scritto in dialoghi cinematografici, strutturato come drammaturgia
L’educazione sentimentale all’epoca di internet. Attraverso un racconto che ha la struttura di una sceneggiatura cinematografica, seguiamo per un tratto di strada l’avventura di una ragazzina confusa e disordinata, fragile e dolce, alla ricerca di sé. Sembra un gioco di ruoli: lei, l’amica confidente, il giovanotto disponibile al sesso ma non all’amore, gli incontri virtuali nella chat line. Su tutto aleggia il sentore della vita post moderna nella metropoli del nord e il sentore dell’acool che ne scandisce le ore: aperitivo, dopocena, pub notturno, bicchiere della buonanotte.
Sembrerebbe tutto qui: un divertente gioco scenico sostenuto da humor e dalla tecnologia che consente di seguire in diretta, sul maxi schermo, i dialoghi a distanza delle due amiche fra Milano e Sidney. Poi, come accade nella vita e nella penna di chi sa scrivere, irrompe nella piccola storia la realtà del dolore e tutto si scompagina
– non rappresentato-
FINALISTA DEL PREMIO EUROPEO PER LA DRAMMATURGIA ENRICO MARIA SALERNO 2007
TERZO PREMIO ANGELO MUSCO 2009
MIDIA + RIMIDIA + PRIMIDIA
Operazioni di chirurgia estetica con laser che bruciano anche i cervelli, genitori con il figlio omosessuale, disperati, ma solo a tratti, quando la televisione non li ipnotizza; casting di veline e giovani “di belle speranze”. Il tutto annegato in un mondo dove non c’è spazio per passare o per stare, e la normalità è quella di ritrovarsi pigiati gli uni agli altri, così stretti da non riuscire più a muoversi. L’assunzione dei cliché e degli stilemi desunti dai codici televisivi sono utilizzati con atteggiamento consapevole e critico, così da costituire una divertente ed efficace smitizzazione dei luoghi comuni. Il gioco di realtà e finzione ha la forza di trasformare il fallimento in successo, così come il linguaggio televisivo è impiegato in modo da trasformarsi nel suo contrario.
VINCITORE DEL PREMIO NAZIONALE GIOVANI REALTA' GIURIA DEI GIORNALISTI VINCITORE DEL PREMIO ART PER IL TEATRO AUTOPRODOTTO
VINCITORE DEL PREMIO AUTOGESTITO TEATRO QUIRINO
LO SBAGLIATO
Atto unico scritto in forma drammaturgica
Tre artisti in un bar affogano nell'alcol la loro incapacità e le loro speranze, fantasticando su un progetto teatrale che non avrà mai realizzazione ma facendo emergere le loro nevrosi sessuali, edipiche e masochistiche tra un bicchiere e l'altro di negroni sbagliato.
La metafora dello sbagliato come stile di vita, senso di immaturità e fuga dalle proprie responsabilità umane è il trait d'union dei tre artisti che appaiono come maschere tragiche e buffe allo stesso tempo, per un atto unico intensamente amaro.
MENZIONE SPECIALE PROGETTO IDRA PER LA NUOVA DRAMMATURGIA
BUON COMPLEANNO ARABELLA
Scritto in forma drammaturgica in collaborazione con Roberto Traverso
E' il 9 maggio 2008, trentesimo compleanno di Arabella, trentesimo anniversario della morte di Aldo Moro. Ancora una volta in questa data, la nostalgia del padre per la sua giovinezza e il suo idealismo politico si scontrano con la nascita della figlia e l'abbandono della militanza. Arabella, oramai allo sbando, cresciuta in una famiglia che l'ha sempre rifiutata si chiude a chiave in camera sua e minaccia di farsi esplodere, rigando i dischi di lotta del padre.
La madre nella notte è narcotizzata dai suoi sonniferi, il padre non sa intraprendere un dialogo attraverso la porta chiusa. L'unico che sembra poter intervenire è un camionista, incontrato al bar sotto casa con cui la ragazza ha appena festeggiato il suo compleanno.
– non rappresentato-
PREMIO ARTEVOX, PER UN PROGETTO SU ALDO MORO 2008, SECONDO CLASSIFICATO
MACCHIA NERA
Scritto in forma drammaturgica
Due strani individui, un uomo e una donna, s'incontrano per procedere nelle trafile burocratiche di un colloquio in carcere, nella sezione femminile. L'uomo, molto più abituato della donna alle maniere spicce della polizia e ai divieti più disparati, assiste con una punta di divertimento compassionevole alle reazioni di lei che, invece, si scontra per la prima volta con la logica-illogica delle pratiche e delle perquisizioni. Tra i due sembra crearsi un sentimento che hanno paura di portare avanti, così intenso da potersi manifestare solo nel carcere e da scomparire appena fuori. Sembra che la costrizione e la tragedia li uniscano in una relazione di rimozione della realtà, creando, per quelle poche ore in cui si trovano insieme, una specie di bolla fantastica in cui c'è ancora la possibilità di amare e di sentirsi liberi.
PREMIO GIOVANI REALTA' GIURIA DEI GIORNALISTI
AUTORADIOASCOLTATORE
progetto di omicidio radiofonico
RADIODRAMMA VINCITOREE DEL PREMIO LAMA E TRAMA DI MANIAGO.
prodotto da Radiouno regia Marisandra Calacione e voce di Massimo Somaglino
SOLO PER OGGI
Solo per oggi racconta di un vuoto, il nostro. Della necessità di colmare un'assenza. Una mancanza che fa avere paura di vivere, che non fa crescere, che non fa vivere sereni. In questo spettacolo due giovani donne, Viola e Serena, si imbattono in tanti personaggi, ognuno con la propria assuefazione, ognuno con il proprio recupero. Cercheranno di vivere le loro prime 24 ore senza la loro addiction. Infine tra di loro si creerà un legame inaspettato, che sfocierà in un tenero amore. Le due ragazze si troveranno "nude", una davanti all'altra, senza maschere: due bambine in cerca di affetto. Per la prima volta potranno riconoscersi e identificarsi nelle comuni sofferenze. Tutto questo è il processo sotterraneo veicolato dai gruppi di auto aiuto, trattati e visti come in una caricatura beffarda attraverso il ricordo distorto e comico della giornata che hanno appena trascorso.
Il gruppo di auto-aiuto è percepito come circo. Le dipendenze qui raccontate non hanno limiti e, il più delle volte, sono vere.
STRALUNARE
Stralunare è una storia che lega insieme dei personaggi contraddittori e incapaci di stare nella realtà.
Angela, una giovane ragazza incinta è prigioniera in una casa per donare il suo bambino e scappare inseguendo ideali controversi di una femminilità senza legami ed anaffettiva; Monica, la sua carceriera, ha comprato il figlio e aspetta di fare lo scambio segretamente, avendo organizzato un piano campato in aria per soddisfare il suo bisogno di maternità mai più realizzabile. Poi ci sono i tre alcolisti in recupero: Ruben, padre del bambino di Monica, un trentacinquenne mai cresciuto che ha sostituito il seno materno con la bottiglia, vive sulle nuvole e pensa di essere costantemente in un episodio di Star Trek. Amelia una giovane tossicofilica e sessodipendente abile ed intelligente manipolatrice, infine Marcello, il mentore della comunità di recupero: uno psicologo nevrotico e decisamente ossessivo, che sentendosi inadatto al mondo ha abbandonato il mestiere per dedicarsi alla causa di tutti i malati di dipendenza cercando di mettere una mano di bianco sulla vita passata.
IL MULO
Il mulo ovvero la storia del Biagio e del Chicco
di Francesca Sangalli (da un'idea di Monica Patrizia Allievi)
Siamo nel 1916: Biagio è un mulo possente, abituato a tirare la carretta. L'Italia è già in guerra da un anno, quando Biagio viene venduto alle truppe alpine e caricato in un trasporto per essere adibito alle salmerie di montagna, ovvero i reparti alpini per il trasporto montano. La guerra è al suo apice e durante il viaggio in treno, raccontato attraverso lo sguardo inconsapevole di Biagio, il convoglio viene colpito dall'alto.
Arrivato alle postazioni militari, Biagio si trova faccia a “muso” con l'ufficiale alpino Federico, detto Chicco, cui spetta l'organizzazione e il comando degli sconci. Chicco sceglie subito per sé Biagio, il miglior mulo tra quelli arrivati con il suo carico e se ne occupa con affetto.
Passa molto tempo nelle stalle, lo striglia, gli parla, gli porta fieno e qualche zuccherino. La montagna a Biagio piace immensamente: è maggio, c'è il sole, genziane e fiori di cotone, certo, ci sono anche persone con una piuma sulla testa, che urlano in modo ingiustificato e un certo via vai di gente affrettata e un po' nervosa, ma tutto questo per lui è solo “un po' strano”. Biagio crede che “guerra” sia un
paese dove si usa così: tutti urlano e si metton sull'attenti. Attraverso i suoi occhi animali vediamo l'agire degli umani, attraverso i suoi pensieri di mulo osserviamo dal di fuori la guerra di trincea. Durante un gelido inverno in cui la guerra è piuttosto dura, i due amici stanno portando il loro carico nelle postazioni militari più alte, quando si trovano sotto attacco di un cecchino. Chicco
scivola nel burrone ma Biagio gli salva la vita, trascinandolo in salvo. Tutti credono che le briglie fossero legate e che il mulo abbia involontariamente salvato Chicco per non precipitare anche lui nel burrone. In realtà, come spesso succedeva veramente, Biagio ha scelto di salvare la vita al suo padrone e inseparabile amico: le briglie erano sciolte e stringendone un capo tra i denti il mulo ha indietreggiato. Al rientro in scuderia Chicco si accorge che Biagio si è anche ferito un dente e lo cura con amore. Finalmente si vocifera che la guerra sia finita quando arriva un ultimo comando: Chicco e Biagio, insieme a delle guide, dovranno eseguire una mappatura della valla dell'Oetz. Purtroppo una slavina travolge i due, che al risveglio, si trovano catapultati in un mondo straordinario ove finalmente Chicco riesce a comprendere le parole di Biagio.
Gli amici si parlano, ridono, si scambiano le idee e perlustrano la magnifica vallata dove la primavera impera con tutta la sua freschezza. Chicco e Biagio corrono incontro ad una bellissima vegetazione e si tuffano insieme a fare il bagno in un laghetto, liberi dalla guerra e dall'ottusità degli uomini.
TERZO PREMIO GIUSEPPE BERTOLUCCI ASSEGNATO DA CONCITA DE GREGORIO, NICOLA LAGIOIA, LUCILLA ALBANO, GRAZIANO GRAZIANI 2015
I SOTTERRANEI – BINARIO 21
La storia di Ulisse Stacchini, architetto che ha progettato la Stazione Centrale di Milano e il binario 21. In questo dramma si immagina un incontro tra l'architetto, ormai anziano e una giovane Ebrea vittima della deportazione avvenuta proprio attraverso un treno merci celata dal binario 21, un binario sotterraneo adibito alla posta.
L'uomo racconta la sua storia e rivela la sua identità per chiedere scusa per il fatto che la sua opera di ingegno sia stata sfruttata ai fini del genocidio, contro la sua volontà.
– non rappresentato-
IL CIELO IN UNA PANCIA
sottotitolo “La donna parasimpatica”
Molto più spesso di quanto crediamo, la pancia rivela le nostre vere emozioni, è sincera anche quando vorremmo mentire a tutti (noi stessi compresi) a volte determina le nostre decisioni. La pancia ci segue dall'infanzia e non è capace di tacere: accompagna i nostri giochi preferiti da bambini, ci fa ridere, cova i nostri desideri, si tende o si rilassa a seconda delle prove che dobbiamo superare, ci fa sentire innamorati. Alessandra Faiella, con la sua comicità spiazzante, ci accompagna in una raccolta di episodi della vita di una donna: da quando era bambina, poi adolescente, infine madre. Tutta la sua vita è raccontata tenendo presente il punto di vista della sua pancia, che ha conservato ricordi e sensazioni d'amore, momenti di gioia, di paura, di dolore. E' una pancia femminile, capace di far accadere eventi straordinari: capace di ospitare e crescere un nuovo essere umano. Ogni tappa del racconto racchiude una sensazione, un dialogo con quella parte di noi che è al centro del nostro corpo e che è così misteriosa. Eppure il linguaggio sa perfettamente il valore della nostra pancia nella vita: basti vedere quante volte usiamo metafore come “avere le farfalle nello stomaco, ridere di pancia, decidere di pancia, avere il pelo sullo stomaco, questo qui non lo digerisco, la cosa non mi va giù”? Il quadro che emerge dal racconto è comicissimo e spiazzante: ognuno di noi è un individuo separato in due, quale dei due cervelli vincerà?
L'OROLOGIO DI EINAUDI
“L'Orologio di Einaudi” fa confluire le memorie di Franco ed Ernestina Fiocca; una coppia di anziani, nel corso degli anni, rivive il passato confrontandosi con la giovane nipote.
I due riportano con entusiasmo e curiosità gli aneddoti dell'epoca della ricostruzione d'Italia di cui sono stati fortemente protagonisti: Franco lavorando per la CGE ( fondata nel 1921 a Milano come divisione italiana del gruppo industriale statunitense General Electric) , Ernestina come studiosa di Fisica e vicepreside del prestigioso Liceo Parini di Milano.
Il testo mette in luce la solidità di una generazione nella quale era possibile avere un riscontro pratico e fattivo delle proprie azioni attraverso il miglioramento sociale, urbanistico, educativo, confrontandola con il tracollo degli ideali dell'epoca presente di cui l'instabilità psichica della giovane nipote è uno dei prodotti.
Tra gli aneddoti raccontati prende uno spazio preponderante quello della costruzione e dell'inaugurazione della metropolitana italiana, costruita anche grazie all'ingegnere capo decano Franco Fiocca, il quale salva, grazie al suo ingegno, l'inaugurazione della prima metropolitana.
L'ingegnere intuisce che il guasto è causato da alcune ranelle utilizzate come componenti del motore, manomesse durante la resistenza dai partigiani infiltrati nelle fabbriche. Quest'impresa simboleggia l' inizio della ricostruzione urbanistica Italiana attraverso l'avvento della metropolitana, modello ingegneristico che poi è stato esportato in tutto il paese e in seguito in tutto il mondo.
E' comprensibile, al termine del racconto il motivo per cui il vestito blu, macchiato, relegato in una soffitta, abbia un forte valore simbolico: rappresenta la fattività umana, l'ingegno, il rischio e la fatica. E' un abito elegante e di rappresentanza macchiato di olio da motore, segno indelebile della dedizione al lavoro e della volontà umana di ricostruire il paese e portarlo all'eccellenza tecnologica.
Piano piano, dai racconti sulla prima lavatrice, la vita familiare, il valore del lavoro e degli ideali dell'epoca, si evidenzia una strutturazione del pensiero completamente aliena al nostro presente e si intuisce la necessità di mantenere viva la memoria per contrastare una realtà evanescente, destrutturata e priva di punti di riferimento.
La soffitta delle memorie diviene il simbolo dell'ultima ancora di salvataggio cui la nipote si può aggrappare per provare un senso di radicamento, sicurezza ed appartenenza, mentre un terremoto sta facendo franare il mondo circostante.