premiazione bando "testiniscena 2018"
La Giuria composta da Carmelo Rifici, (Presidente) direttore artistico di LuganoInScena e direttore della Scuola del Piccolo Teatro di Milano; Claudio Chiapparino, direttore Divisione Eventi e Congressi della Città di Lugano; Giorgio Thoeni, giornalista e critico teatrale; Francesca Sangalli, drammaturga, sceneggiatrice e autrice, nonché insegnante di scrittura creataiva, drammaturgia e storytelling presso la scuola CFP Bauer di Milano; Francesca Garolla, dramaturg e autrice, collaboratrice alla direzione artistica del Teatro-i di Milano ha scelto il vincitore di testinscena 2018.

La premiazione del bando
ha avuto luogo il 29 maggio 2018
nella Sala Refettorio presso il
LAC, Lugano Arte e Cultura.
Vincitore
Il progetto “Finisterre”
della Compagnia Praticidealisti
ASPETTANDO WALTER CHIARI
Come tutte le manifestazioni compiute dell’arte Walter Chiari è di tutti. Ciascuno custodisce un proprio Walter interiore e nessuno avrà mai l’ultima parola su di lui. Io ci ho fatto un libro, il primo che ha tentato di raccontarlo, con parole e immagini, dopo un paio di decenni di oblio seguiti alla sua defilata morte. Altri gli hanno dedicato video ritratti, fiction televisive, film liberamente ispirati a episodi della sua vita, qualche omaggio teatrale, fiumi di articoli. Tutti diversi tra loro, tutti ben lontani dal contenere la sua complessità. Lo stesso Walter Chiari ha confuso il proprio autoracconto con un alter-ego fantastico nel suo delizioso libro “Quando spunta la luna a walterchiari, Semi-romanzo quasi-biografico”, o quando si è sdoppiato e triplicato al cinema, come nell'esilarante "Walter e i suoi cugini".Ora Francesca Sangalli, preso atto della difficoltà della materia, ha saggiamente rinunciato in partenza all’idea del ritratto e ha costruito una elaborata drammaturgia non già su di lui ma sulla sua mitologia e divertente aneddotica. Chi ce la porgerà in scena, Andrea Carabelli, sarà un personaggio multiplo, un po’ Walter e un po’ no(i). In un limbo tra l'uomo e il suo mito, tra storia e leggenda, tra scena e fuori-scena. Un Walter-ego, appunto, da cui il titolo della pièce. Se l’autrice ha tratto elementi dalla mia ricerca, li ha fatti propri e li ha buttati ancora una volta nella vorticosa roulette del Walter, il cui esito è sempre imprevedibile e tiene tutti con il fiato sospeso. En attendant Walter!
MICHELE SANCISI – giornalista, biografo.
Il demone di Andrea Carabelli è essenzialmente antinaturalista e si esprime nella sua eccellenza in quelle che Roland Barthes chiamò, in un saggio su Adamov, «situazioni di linguaggio». Da Manzoni a Beckett, da Gadda a Folengo, è là dove la lingua nella sua corporeità comincia ad agire, a fare gesti, ad animarsi che Carabelli trova la sua casa teatrale, il suo focolare. Da queste considerazioni, durante un viaggio in macchina diversi anni fa, nacque l’idea di questo spettacolo dedicato a Walter Chiari. O, meglio, a un lato del grande comico che rimase quasi sempre dietro le quinte delle sue apparizioni: quel lato nevrotico, preda di mille turbamenti, che produce una lingua alta e insieme rigida, sempre sul punto di andare in frantumi, tutta punteggiata di toni ufficial/burocratici, quasi militareschi ma al tempo stesso messi in ridicolo e, nel ridicolo, isolati nella loro bizzarra bellezza, come in certe opere di Enrico Baj. Da quell’idea Andrea è partito, trovando un’eccellente compagna di strada nella drammaturgia puntuale di Francesca Sangalli e nella regia di Marta Maria Marangoni. Insomma, è successo: segno che doveva succedere…
LUCA DONINELLI - scrittore, direttore artistico Teatro de Gli Incamminati
MICHELE SANCISI – giornalista, biografo.
Il demone di Andrea Carabelli è essenzialmente antinaturalista e si esprime nella sua eccellenza in quelle che Roland Barthes chiamò, in un saggio su Adamov, «situazioni di linguaggio». Da Manzoni a Beckett, da Gadda a Folengo, è là dove la lingua nella sua corporeità comincia ad agire, a fare gesti, ad animarsi che Carabelli trova la sua casa teatrale, il suo focolare. Da queste considerazioni, durante un viaggio in macchina diversi anni fa, nacque l’idea di questo spettacolo dedicato a Walter Chiari. O, meglio, a un lato del grande comico che rimase quasi sempre dietro le quinte delle sue apparizioni: quel lato nevrotico, preda di mille turbamenti, che produce una lingua alta e insieme rigida, sempre sul punto di andare in frantumi, tutta punteggiata di toni ufficial/burocratici, quasi militareschi ma al tempo stesso messi in ridicolo e, nel ridicolo, isolati nella loro bizzarra bellezza, come in certe opere di Enrico Baj. Da quell’idea Andrea è partito, trovando un’eccellente compagna di strada nella drammaturgia puntuale di Francesca Sangalli e nella regia di Marta Maria Marangoni. Insomma, è successo: segno che doveva succedere…
LUCA DONINELLI - scrittore, direttore artistico Teatro de Gli Incamminati
LA REPUBBLICA
Epopea dell'irrealtà di Niguarda
KLP
Epopea dell’irrealtà di Niguarda” è un’opera onirica che riscrive in forma drammaturgica storie e testimonianze di un quartiere dalle lontane origini paleocristiane. Con la guida di Marta Marangoni e Alessandro Grima, con la supervisione drammaturgica di Francesca Sangalli, un gruppo d’attori dilettanti mette in scena personaggi dall’alone immaginifico, secondo stilemi che s’ispirano a Jodorowski e, in qualche modo, a Stefano Benni e Pupi Avati.
Un water-closet, un pianoforte a muro, una teoria di cornici vintage sono gli elementi scenici di questa sorta di spettacolo in trance, che racconta un quartiere attraverso storie e personaggi bizzarri.
[...] Vincenzo Sardelli
l'articolo completo
http://www.klpteatro.it/niguarda-lepopea-onirica-del-teatro-popolare
Epopea dell’irrealtà di Niguarda” è un’opera onirica che riscrive in forma drammaturgica storie e testimonianze di un quartiere dalle lontane origini paleocristiane. Con la guida di Marta Marangoni e Alessandro Grima, con la supervisione drammaturgica di Francesca Sangalli, un gruppo d’attori dilettanti mette in scena personaggi dall’alone immaginifico, secondo stilemi che s’ispirano a Jodorowski e, in qualche modo, a Stefano Benni e Pupi Avati.
Un water-closet, un pianoforte a muro, una teoria di cornici vintage sono gli elementi scenici di questa sorta di spettacolo in trance, che racconta un quartiere attraverso storie e personaggi bizzarri.
[...] Vincenzo Sardelli
l'articolo completo
http://www.klpteatro.it/niguarda-lepopea-onirica-del-teatro-popolare
http://milano.mentelocale.it/69893-milano-teatro-verdi-stagione-2016-2017-marina-massironi-alessandra-faiella/
IL CIELO IN UNA PANCIA
Estratto dall'articolo apparso su mentelocale [...] http://milano.mentelocale.it
sonda.life per IL CIELO IN UNA PANCIA con ALESSANDRA FAIELLA
Corriere della sera
DRAMMA.IT
Il cielo in una pancia Scritto da Daniele Stefanoni.
Le donne e il teatro hanno sempre avuto un rapporto ambiguo. Bersaglio prediletto del teatro comico da Aristofane al Goldoni nazionale, capolavori di abisso interiore da Ibsen a Pirandello fino a risalire all’archetipo greco, ben diversa è stata la questione quando si è trattato di dare a loro, le donne, un ruolo sul palco. Anzi, a dire il vero era bene che questo ruolo non l’avessero, per secoli spesso e volentieri interpretato da uomini. Poi le cose sono cambiate, è giunto il teatro moderno che le ha consacrate, le donne, a ruoli di primo piano, figure di spicco dalla luminosità di prima grandezza, come attrici, come dive. Il contemporaneo, che tanto pare emancipato, a ben vedere vive un’ultima trasformazione,
tuttora in corso. Alle donne si sta concedendo di farci ridere. E gli esempi notevoli non mancano, ciascuna con la propria formula. Alessandra Faiella ha scelto la sua, ossia una comicità garbata ma pungente, intessuta tanto di rappresentazioni sociologiche che ritraggono le donne d’oggi, quanto di sprazzi autobiografici. Al Teatro Verdi (via Pastrengo 16, fino al 6 novembre 2016), gioiellino incastonato nel suggestivo quartiere milanese dell’Isola, va in scena lo spassosissimo “Il cielo in una pancia”, monologo comico tutto d’un fiato dedicato… alla pancia. Quella pancia che borbotta, sceglie, comanda, una sorta di Antipapa rispetto al sommo Pontefice chiamato Ragione, che si nutre invece di regole e astrattismi. Un duello all’ultimo sangue che comincia fin da bambina, quando la Faiella racconta delle sue avventure con gli gnomi (topi?) all’asilo per arrivare all’adolescenza, dove la battaglia ragione-pancia si fa drastica. Poi l’età adulta e la maternità, dove “l’approccio parasimpatico” alla vita si consacra e si consolida, una sorta di inno all’esistenza vissuta come viene, senza troppi piani né strategie.
Convince la recitazione, mai greve, convince l’alternanza di testi ridanciani, riflessioni e stacchi musicali brevissimi, che tanto ammiccano ai tempi registici degli show comici in tv. Convince il testo arguto e non greve, comico ma non sguaiato.
Non è facile far ridere a teatro – in tv tutto è diverso -, e sembrerebbe che sia ancora più difficile per una donna, visti i rarissimi esempi nel panorama teatrale italiano. Alessandra Faiella si conferma sicura in questo genere con la sua formula di “riso robusto”, ossia un comico mai vuota né sguaiato, mai vacuo né autoreferenziale, forte della sua formazione teatrale solidissima con Quelli di Grock e del suo tirocinio televisivo di successo nello staff della Dandini.
Urge una annotazione: alle sue spalle ancora una donna, la penna brillante di Francesca Sangalli. Il connubio è riuscitissimo, forse proprio per la scrittura eccezionalmente poliedrica di questa trentenne autrice milanese, che ha saputo primeggiare nel drammatico (“Mitigare il buio”) come nel comico (sceneggiatrice di “Crozza nel Paese delle Meraviglie”) Da non perdere!
Il cielo in una pancia Scritto da Daniele Stefanoni.
Le donne e il teatro hanno sempre avuto un rapporto ambiguo. Bersaglio prediletto del teatro comico da Aristofane al Goldoni nazionale, capolavori di abisso interiore da Ibsen a Pirandello fino a risalire all’archetipo greco, ben diversa è stata la questione quando si è trattato di dare a loro, le donne, un ruolo sul palco. Anzi, a dire il vero era bene che questo ruolo non l’avessero, per secoli spesso e volentieri interpretato da uomini. Poi le cose sono cambiate, è giunto il teatro moderno che le ha consacrate, le donne, a ruoli di primo piano, figure di spicco dalla luminosità di prima grandezza, come attrici, come dive. Il contemporaneo, che tanto pare emancipato, a ben vedere vive un’ultima trasformazione,
tuttora in corso. Alle donne si sta concedendo di farci ridere. E gli esempi notevoli non mancano, ciascuna con la propria formula. Alessandra Faiella ha scelto la sua, ossia una comicità garbata ma pungente, intessuta tanto di rappresentazioni sociologiche che ritraggono le donne d’oggi, quanto di sprazzi autobiografici. Al Teatro Verdi (via Pastrengo 16, fino al 6 novembre 2016), gioiellino incastonato nel suggestivo quartiere milanese dell’Isola, va in scena lo spassosissimo “Il cielo in una pancia”, monologo comico tutto d’un fiato dedicato… alla pancia. Quella pancia che borbotta, sceglie, comanda, una sorta di Antipapa rispetto al sommo Pontefice chiamato Ragione, che si nutre invece di regole e astrattismi. Un duello all’ultimo sangue che comincia fin da bambina, quando la Faiella racconta delle sue avventure con gli gnomi (topi?) all’asilo per arrivare all’adolescenza, dove la battaglia ragione-pancia si fa drastica. Poi l’età adulta e la maternità, dove “l’approccio parasimpatico” alla vita si consacra e si consolida, una sorta di inno all’esistenza vissuta come viene, senza troppi piani né strategie.
Convince la recitazione, mai greve, convince l’alternanza di testi ridanciani, riflessioni e stacchi musicali brevissimi, che tanto ammiccano ai tempi registici degli show comici in tv. Convince il testo arguto e non greve, comico ma non sguaiato.
Non è facile far ridere a teatro – in tv tutto è diverso -, e sembrerebbe che sia ancora più difficile per una donna, visti i rarissimi esempi nel panorama teatrale italiano. Alessandra Faiella si conferma sicura in questo genere con la sua formula di “riso robusto”, ossia un comico mai vuota né sguaiato, mai vacuo né autoreferenziale, forte della sua formazione teatrale solidissima con Quelli di Grock e del suo tirocinio televisivo di successo nello staff della Dandini.
Urge una annotazione: alle sue spalle ancora una donna, la penna brillante di Francesca Sangalli. Il connubio è riuscitissimo, forse proprio per la scrittura eccezionalmente poliedrica di questa trentenne autrice milanese, che ha saputo primeggiare nel drammatico (“Mitigare il buio”) come nel comico (sceneggiatrice di “Crozza nel Paese delle Meraviglie”) Da non perdere!
https://www.google.com/url?rct=j&sa=t&url=http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_luglio_10/teatro-cooperativa-lunga-pedalata-ironia-impegno-083791b6-45f0-11e6-be0f-475f9043ad28.shtml&ct=ga&cd=CAEYACoUMTIxMDgyMzc4NDAzNTk4Njg1NTEyHGQwNTdkNjBlZjc0Y2ExZDI6Y29tOml0OklUOkw&usg=AFQjCNG1J3qqvaWM9HoSx9DSC70DLFqrCg
Ap-punti g
apPUNTI G | Tra ilarità e riflessioniUno spettacolo tutto al femminile che prende spunto dai “Comizi d’amore” di Pier Paolo Pasolini.
Una commedia dirompente, a tratti esilarante, proteiforme e ben compiuta quella di Alessandra Faiella, Livia Grossi, Lucia Vasini, Francesca Sangalli e Rita Pelusio, la quale si è occupata anche della regia.
L’universo femminile e i discorsi attorno ad esso sviluppati sono spesso strumentalizzati e strumentalizzabili, oggetto di una lettura quasi kafkiana anche laddove dovrebbe essere semplice e lineare. Questo il tema del testo drammaturgico, che alterna sapientemente momenti comici e ridenti con altri di riflessione acuta su questioni di attualità. In genere, quest’ultimi sono affidati alle lettura di Livia Grossi, giornalista ritratta nella foto a sinistra.
Tuttavia, anche nei momenti di puro divertimento siamo indotti a pensare, soprattutto – mi viene da dire – a un ideale prefabbricato al quale la donna dovrebbe corrispondere per essere accettata socialmente, nella propria sfera di amicizie ma anche, in maniera più banale, dall’altro sesso. Si parla infatti di counselor con una missione quasi redentiva, di amigdala quale contenitore della memoria emotiva, di consigli sotto forma di corsi sul sesso che sottolineano prudentemente di non lasciarsi andare a momenti di comunicazione mal dosati durante l’atto sessuale, ricette erotiche che vogliono della quinoa su un letto di lattuga “selvaggia” e molto altro ancora.
Le questioni più pungenti affrontate riguardano invece la chirurgia estetica e plastica, come la pratica dello sbiancamento anale o quella della ricostruzione labiale, il business della prostituzione ove i soldi vengono generalmente reinvestiti nel traffico di armi e droghe sino ad arrivare all’infibulazione e la storia di Maritù, molto intensa e commovente.
Un testo virtuoso e arzigogolato sia dal punto di vista dei contenuti che da quello linguistico, attrici preparate e divertenti, tematiche pregnanti che inducono alla riflessione… Insomma, uno spettacolo tutto da vedere, fosse anche solo per scoprire cose nuove abbandonandosi a quattro sane risate.
Chiara Zanetti
Una commedia dirompente, a tratti esilarante, proteiforme e ben compiuta quella di Alessandra Faiella, Livia Grossi, Lucia Vasini, Francesca Sangalli e Rita Pelusio, la quale si è occupata anche della regia.
L’universo femminile e i discorsi attorno ad esso sviluppati sono spesso strumentalizzati e strumentalizzabili, oggetto di una lettura quasi kafkiana anche laddove dovrebbe essere semplice e lineare. Questo il tema del testo drammaturgico, che alterna sapientemente momenti comici e ridenti con altri di riflessione acuta su questioni di attualità. In genere, quest’ultimi sono affidati alle lettura di Livia Grossi, giornalista ritratta nella foto a sinistra.
Tuttavia, anche nei momenti di puro divertimento siamo indotti a pensare, soprattutto – mi viene da dire – a un ideale prefabbricato al quale la donna dovrebbe corrispondere per essere accettata socialmente, nella propria sfera di amicizie ma anche, in maniera più banale, dall’altro sesso. Si parla infatti di counselor con una missione quasi redentiva, di amigdala quale contenitore della memoria emotiva, di consigli sotto forma di corsi sul sesso che sottolineano prudentemente di non lasciarsi andare a momenti di comunicazione mal dosati durante l’atto sessuale, ricette erotiche che vogliono della quinoa su un letto di lattuga “selvaggia” e molto altro ancora.
Le questioni più pungenti affrontate riguardano invece la chirurgia estetica e plastica, come la pratica dello sbiancamento anale o quella della ricostruzione labiale, il business della prostituzione ove i soldi vengono generalmente reinvestiti nel traffico di armi e droghe sino ad arrivare all’infibulazione e la storia di Maritù, molto intensa e commovente.
Un testo virtuoso e arzigogolato sia dal punto di vista dei contenuti che da quello linguistico, attrici preparate e divertenti, tematiche pregnanti che inducono alla riflessione… Insomma, uno spettacolo tutto da vedere, fosse anche solo per scoprire cose nuove abbandonandosi a quattro sane risate.
Chiara Zanetti
Rassegna stampa 2009-2010
MIDIA
MILANOARTEXPO
“Sketch veloci e pungenti di feroce e scottante attualità… dai risvolti a tratti esilaranti a tratti crudeli e fastidiosi. MiDIA smaschera una società superficiale e intrisa di ipocrisia: consumismo, veline, chirurgia plastica ad ogni costo e politici approssimativi dai tratti bestiali. Uno spettacolo provocatorio che mette in luce la stupidità della società, così come la percepiamo attraverso televisione, giornali, gossip e politica.
Negli sketch di Midia, si studia l’effetto caustico, senza veli e senza pudori, nella descrizione di una quotidianità in sfacelo e frammentazione. Si ricerca una realtà graffiante, che rappresenti l’uomo italiano e le proprie illusioni/ambizioni, ma anche le esasperazioni cui siamo portati nell’affannosa ricerca di qualcosa che non troviamo mai. Il tipo di trasformazione di questo modulo inglese vuole restare crudo, carico di simbolismo e di riferimenti satirici più o meno evidenti. I caratteri-personaggi di queste scene risultano drammatici, fastidiosi, brutali e, infine, tragicamente ridicoli. Importante in questo nostro piccolo assaggio di varietà demodé, la teatralizzazione, che si propone di approfondire il senso del lavoro uscendo ed entrando in differenti dimensioni e acquistando forte simbolicità. Esentandoci dalla patina del perbenismo italiano ne vogliamo cogliere le contraddizioni cercando di catturarne il lato comico e al tempo stesso drammatico.
Il progetto Midia è altamente diseducativo. Buona visione.” Francesca Sangalli
Due uomini e una donna in giacca e cravatta in un “dentro e fuori” continuo da differenti ruoli della nostra società civile, giocando, irriverenti?, con la giustizia, il perbenismo e il potere. “Midia. L’uomo medio attraverso i media”, è il nuovo graffiante spettacolo della giovanissima drammaturga milanese Francesca Sangalli, Borsa di scrittura del premio Solinas 2008 con la storia per il cinema Mitigare il buio; finalista due volte del premio Europeo di Drammaturgia Enrico Maria Salerno, menzione speciale al premio Dante Cappelletti, vincitrice per due anni consecutivi del premio Giovani realtà giuria dei giornalisti. Lo spettacolo promette di essere una spietata istantanea di un sistema civile basato sul consumismo e l’artificio, anche proprio quello plastico, della chirurgia plastica; di mettere in luce la stupidità di tutta la società, quella elegante, le persone “serie”, le famiglie intontite davanti ad un MEDIUM, prevalentemente lo schermo televisivo. Un’indagine volta a cercar di cogliere la moltitudine degli italiani così come li percepiamo attraverso televisione, giornali, gossip e politica. Negli sketch di Midia, si studia, si indaga attraverso la descrizione di una quotidianità in sfacelo e frammentazione. La regia è collettiva, a firma Giovo 15, e si è concentrata attorno a un testo modificato e definito durante il lavoro stesso per mano di autore e artisti. Midia l’uomo medio attraverso i media è il primo episodio di una trilogia che vuole diventare un appuntamento fisso della compagnia, sfogo comico per gli attori e gli spettatori e, al tempo stesso, spunto di riflessione su una quotidianità riflessa e distorta dai media. Anche l’analisi, ironica o seria lo scopriremo, degli spazio virtuali, del medium e dei media si svelerà andando a vedere lo spettacolo.
Milano Arte Expo, lo farà.
Luther Blisset
Francesca Sangalli
Nata nel 1980, Francesca Sangalli, è autrice e attrice diplomata presso l’Accademia d’arte drammatica Nico Pepe di Udine. Dal 2007 ottiene numerosi riconoscimenti nell’ambito della scrittura per il teatro, radio e fiction (Borsa di scrittura del premio Solinas 2008 con la storia per il cinema Mitigare il buio, vincitrice del premio Europeo Enrico Maria Salerno, menzione speciale al premio Dante Cappelletti, vittoria per due anni consecutivi al premio Giovani realtà giuria dei giornalisti, primo premio Lama e Trama al radiodramma con produzione Rai, Terza classificata al premio Angelo Musco per il teatro). Tra i suoi testi messi in scena: Macchia nera, Midia, A come Arianna. Sviluppa per MTV la serie tv Magic Bus. Attualmente è copywriter per Diesel e consulente di progetti per Current tv. Scrive sceneggiature per L’Italian International Film di Fulvio Lucisano.
GIOVIO 15
L’associazione Giovio 15 prende il nome dallo spazio in cui da circa 10 anni i soci fondatori si incontrano e si ritrovano per lavorare, partendo dagli studi di Lecoq e proseguendo il percorso formativo iniziato presso l’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine. Tra gli obbiettivi della compagnia, quello di creare una scrittura teatrale originale, che sviluppi tematiche attuali, civili e collettive, comprendendo studi analitici sulla società “ipermoderna” (seguendo la definizione di Silvia Vegetti-Finzi) e l’uomo di oggi, nel contesto della nuova vita sociale. La scrittura di Francesca Sangalli ricerca una drammaturgia nuova nei contenuti e nella forma, che manifesti il sentire dei giovani alla ricerca di un’autonomia sempre più difficile.
http://www.giovio15.com
MILANOARTEXPO
“Sketch veloci e pungenti di feroce e scottante attualità… dai risvolti a tratti esilaranti a tratti crudeli e fastidiosi. MiDIA smaschera una società superficiale e intrisa di ipocrisia: consumismo, veline, chirurgia plastica ad ogni costo e politici approssimativi dai tratti bestiali. Uno spettacolo provocatorio che mette in luce la stupidità della società, così come la percepiamo attraverso televisione, giornali, gossip e politica.
Negli sketch di Midia, si studia l’effetto caustico, senza veli e senza pudori, nella descrizione di una quotidianità in sfacelo e frammentazione. Si ricerca una realtà graffiante, che rappresenti l’uomo italiano e le proprie illusioni/ambizioni, ma anche le esasperazioni cui siamo portati nell’affannosa ricerca di qualcosa che non troviamo mai. Il tipo di trasformazione di questo modulo inglese vuole restare crudo, carico di simbolismo e di riferimenti satirici più o meno evidenti. I caratteri-personaggi di queste scene risultano drammatici, fastidiosi, brutali e, infine, tragicamente ridicoli. Importante in questo nostro piccolo assaggio di varietà demodé, la teatralizzazione, che si propone di approfondire il senso del lavoro uscendo ed entrando in differenti dimensioni e acquistando forte simbolicità. Esentandoci dalla patina del perbenismo italiano ne vogliamo cogliere le contraddizioni cercando di catturarne il lato comico e al tempo stesso drammatico.
Il progetto Midia è altamente diseducativo. Buona visione.” Francesca Sangalli
Due uomini e una donna in giacca e cravatta in un “dentro e fuori” continuo da differenti ruoli della nostra società civile, giocando, irriverenti?, con la giustizia, il perbenismo e il potere. “Midia. L’uomo medio attraverso i media”, è il nuovo graffiante spettacolo della giovanissima drammaturga milanese Francesca Sangalli, Borsa di scrittura del premio Solinas 2008 con la storia per il cinema Mitigare il buio; finalista due volte del premio Europeo di Drammaturgia Enrico Maria Salerno, menzione speciale al premio Dante Cappelletti, vincitrice per due anni consecutivi del premio Giovani realtà giuria dei giornalisti. Lo spettacolo promette di essere una spietata istantanea di un sistema civile basato sul consumismo e l’artificio, anche proprio quello plastico, della chirurgia plastica; di mettere in luce la stupidità di tutta la società, quella elegante, le persone “serie”, le famiglie intontite davanti ad un MEDIUM, prevalentemente lo schermo televisivo. Un’indagine volta a cercar di cogliere la moltitudine degli italiani così come li percepiamo attraverso televisione, giornali, gossip e politica. Negli sketch di Midia, si studia, si indaga attraverso la descrizione di una quotidianità in sfacelo e frammentazione. La regia è collettiva, a firma Giovo 15, e si è concentrata attorno a un testo modificato e definito durante il lavoro stesso per mano di autore e artisti. Midia l’uomo medio attraverso i media è il primo episodio di una trilogia che vuole diventare un appuntamento fisso della compagnia, sfogo comico per gli attori e gli spettatori e, al tempo stesso, spunto di riflessione su una quotidianità riflessa e distorta dai media. Anche l’analisi, ironica o seria lo scopriremo, degli spazio virtuali, del medium e dei media si svelerà andando a vedere lo spettacolo.
Milano Arte Expo, lo farà.
Luther Blisset
Francesca Sangalli
Nata nel 1980, Francesca Sangalli, è autrice e attrice diplomata presso l’Accademia d’arte drammatica Nico Pepe di Udine. Dal 2007 ottiene numerosi riconoscimenti nell’ambito della scrittura per il teatro, radio e fiction (Borsa di scrittura del premio Solinas 2008 con la storia per il cinema Mitigare il buio, vincitrice del premio Europeo Enrico Maria Salerno, menzione speciale al premio Dante Cappelletti, vittoria per due anni consecutivi al premio Giovani realtà giuria dei giornalisti, primo premio Lama e Trama al radiodramma con produzione Rai, Terza classificata al premio Angelo Musco per il teatro). Tra i suoi testi messi in scena: Macchia nera, Midia, A come Arianna. Sviluppa per MTV la serie tv Magic Bus. Attualmente è copywriter per Diesel e consulente di progetti per Current tv. Scrive sceneggiature per L’Italian International Film di Fulvio Lucisano.
GIOVIO 15
L’associazione Giovio 15 prende il nome dallo spazio in cui da circa 10 anni i soci fondatori si incontrano e si ritrovano per lavorare, partendo dagli studi di Lecoq e proseguendo il percorso formativo iniziato presso l’Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine. Tra gli obbiettivi della compagnia, quello di creare una scrittura teatrale originale, che sviluppi tematiche attuali, civili e collettive, comprendendo studi analitici sulla società “ipermoderna” (seguendo la definizione di Silvia Vegetti-Finzi) e l’uomo di oggi, nel contesto della nuova vita sociale. La scrittura di Francesca Sangalli ricerca una drammaturgia nuova nei contenuti e nella forma, che manifesti il sentire dei giovani alla ricerca di un’autonomia sempre più difficile.
http://www.giovio15.com
MIDIA a Milano«Il nostro primo obiettivo è ridare al teatro il suo originario senso d'arte di gruppo. Per questo firmiamo la regia in maniera collettiva, tutti i ruoli sono ugualmente importanti: dal drammaturgo agli attori, dal regista ai tecnici o i costumisti. Questa è l'idea che muove l'associazione, che l'ha fatta nascere. Il resto è cresciuto sul lavoro e sull'improvvisazione, sempre con un gran rispetto del testo,della scrittura».
Suonano come un manifesto d' intenzioni le parole di Francesca Sangalli, giovane drammaturga milanese dell'associazione
Giovio 15, autrice di Midia - L'uomo medio attraverso i media. Manifesto per una nuova (vecchia?) visione del teatro, contro un sistema d'omologazione verso il basso e di star, vere o presunte che siano. Questo l'obiettivo del neonato progetto. Mentre in scena il (s)oggetto è uno solo: l'uomo, tragicamente declinato dai messaggi televisivi.
Ovvero, come la tv ci vorrebbe, non il contrario. Che tanto ormaì chi ha il potere in mano già si è capito. Dieci sketch dalla comicità corrosiva, a ritrarre la banalità della vita quotidiana (e del male) grazie a tre personaggi d'umanissima mediocrità,
in giro per il palcoscenico ognuno con il proprio televisore, il proprio personale fardello. «Il tono è caustico, molto cinico - spiega la Sangalli - inizialmente ispirato al varietà di Walter Chiari, ma presto ce ne siamo allontanati perché ormai umorismo, ritmi, e cattiveria sono troppo distanti da quell'epoca. Abbiamo inoltre dovuto fare i conti con l' invasione della volgarità nel linguaggio quotidiano e la quasi totale mancanza -dì pudore». Due uomini e una donna, ìncorniciati a terra da un nastro adesivo,
come se fosse un ring. Quattro assi .di legnaccio a sìmboleggiarne i televisori, di volta in volta sulle spalle, in testa, sotto il sedere. MENTRE IN SCENA si racconta di consumismo e chirurgia plastica, omicidi grotteschi e l' ipocrita perbenismo tutto contemporaneo. «Si inizia con una poesia, una sorta di gioco che racchiude in sé quelli che considero alcuni degli orrori del nostro tempo: le compagnie telefoniche, gli istituti di credito, gli imprenditori, Mediobanca, Mediashopping... La comicità è molto forte e presente, ma è distante dal cabaret perché manca la parodia, la presa in giro fine a, se stessa. Ridiamo di come la tv ci sta facendo diventare, non della singola trasmissione. E, soprattutto, sugli effetti drammatici che ha sulla società»
Diego Vincenti - E Polis 20.06.10
Attraverso soprattutto un linguaggio dalla comicità caustica che deve al cabaret solo tempi e struttura. Il resto è tutt'altro, svanendo la parodia o la presa
Undici quadri per raccontare l'ordinaria idiozia televisiva. Tra giornalisti vampiri e gossip sguaiati, talk e reality show, veline e tronisti, chirurgia estetica e psicodrammi in diretta, censura e false notizie.
...il risultato è un ritratto impietoso e grottesco dell'Italia contemporanea e dei suoi mostri: davanti e dentro il piccolo schermo.
Sara Chiappori - La Repubblica 29.06.10
Da Medea a «Midìa»: storia di una ragazza che, ai tempi di Facebook, pensa che il teatro sia il mezzo più moderno e attuale («altro che realtà virtuale, è il vero 3d»). Debutta domani all'Out Off lo spettacolo scritto dalla drammaturga milanese Francesca Sangalli. Una giovane, trent'anni, che fa strada in quello che «non è un Paese per giovani» è già una notizia. Che poi lo faccia con testi intelligenti «che parlano della società in cui viviamo» è quasi una rarità. «In Italia non è facile fare questo mestiere», dice Sangalli, che ha lavorato con Ascanìo CeIestini, François Kahn e Massimiliano Speziani, «per i giovani ci sono proposte ad hoc, poi quando provi a farti largo non hai credibilità». La passione per il teatro è nata al liceo Parini «un laboratorio con il gruppo Alma Rosè. Ho dovuto imparare un monologo di Medea». Un pugno di esami all'università (tra cui Storia del Teatro con Paolo Bosisio), poi il diploma all'Accademia d'arte drammatica «Nico Pepe» di Udine. «Ho fatto anche l'attrice, poi ho capito che preferivo la scrittura. Scelta difficile, ma mi diverte»…una «vita tempestosa»: tre giorni a Roma (lavora con Massìmìliano Bruno.in una factory, scrive per cinema e tv); tre a Milano (con la sua associazione, Gìovio 15, produce lo spettacolo), e domenica pranzo dalla nonna («e guai a mancare»). Le sere le passa guardando «In Treatmentx» (serie tv cult sulla psicanalisi) con la gatta Liuba, ma per scrivere «Mìdìa, L'uomo medio attraverso i media» ha visto molta tv spazzatura («davanti alla De Filippi ho resistito cinque minuti»). Risultato un testo che l'anno scorso ha vinto i premi «Giovani realtà del teatro» (giuria dei giornalisti) e «Teatro indipendente - Art'».«Ho messo in scena la realtà che vediamo in tv. Fa un certo effetto». Si ride o si piange? «Si ride per non piangere, è un umorismo senza filtri. Nella scrittura ci sono la crudeltà e la cattiveria che stanno dietro uno sketch». Modello di riferimento Anton Cechov. In Senza trama e senza finale, pensieridai suoi epistolari, raccontacome prendere appunti daidialoghi ascoltati per strada,e trasformarli in materia teatrale»…E con il prossimo lavoro «Mitigare il buio» (il testo ha vinto il Premio E. M. Salerno nel 2009) Sangalli fa sul serio: «Parlo di tossicodipendenza. Vorrei portarlo nelle scuole». Lei su Facebook c'è? «Lo uso per segnalare le date degli spettacoli».
Severino Colombo - Corriere della sera 28.06.10
TRE PERSONE qualunque. Vestite in maniera qualunque. A trascinarsi dietro, vita natural durante, il nemico-amico più subdolo: il televisore. Potrebbe essere visto come un felice esempio di spettacolo comico. Potrebbe, (perché per ridere si ride e tanto), cosa che in tempi di spettacoli penitenziali è già un buon segno. Ma sotto la cipria, dietro lo sketch, un vuoto esistenziale che fa rabbrividire. «L'orrore», come direbbe il colonnello Kurtz (Marlon Brando) in Apocalypse Now. Primo obiettivo è infatti dipingere come la tv vorrebbe che fosse l'uomo, la società tutta attraverso una decina di situazioni grottesche.
Attraverso soprattutto un linguaggio dalla comicità caustica che deve al cabaret solo tempi e struttura. Il resto è tutt'altro, svanendo la parodia o la presa in giro della 'singola trasmissione (o del personaggio), in favore d'uno sguardo più vasto, che sempre cerca il confronto fra scena e spettatore, la riflessione. E quello che si offre è una lista di interrogativi, mai risposte...
Diego Vincenti - Il Giorno 29.06.10
MIDIA a RomaScena vuota, tre scatole, tre attori. Questo è il necessario per l’allestimento della bella commedia diretta da Giovio 15. Niente oltre l’essenziale a testimoniare il vuoto che circonda l’uomo metropolitano, rinchiuso in una scatola, incapace troppo spesso di una dialettica oltre il “buongiorno-buonasera”.
Gli attori, strumenti con cui il regista lavora di cesello, regalano un’interpretazione sopraffina su una messa in scena tutta giocata sul ritmo e sui tempi corti, sulle invenzioni di luce e ombra, su un testo acuto benché non sempre brillante.
Tante scene, scollegate tra loro, piccoli sketch con tematiche eterogenee. Le trovate narrative che spaziano dalla chirurgia estetica, alla televisione consumistica, dalle veline alla politica gretta ed ipocrita, mostrano il fianco quando oltre ad essere esempio di luoghi comuni e stereotipi, tracimano nella politica spicciola e pedante.
Poco importa. Midia, il cui termine è storpiato in essere, è una commedia divertente e leggera, che si lascia guardare e assaporare, aiutato da un terzetto di attori molto ben amalgamato.
Eliseo Cannone, faccia da comico, caratterista nato riesce a far ridere senza parlare, Alex Cendron interpreta meravigliosamente il politico di provincia,gretto e truffaldino, Serena di Gregorio (S)veste ogni personaggio di un’aria sperduta e dimenticata. Gli attori sono la forza di questa messa in scena.
Il tono è quindi sempre alto, anche urlato a volte, critica e prende in giro sè stesso quando vuole vestirsi di “serio” in un teatro che è una “station wagon”.
Midia è uno spettacolo divertente e svelto che non lascerà allo spettatore un momento di tregua tra una risata e l’altra.
Mario Fazio - www.saltinaria.it 01.10.10
Suonano come un manifesto d' intenzioni le parole di Francesca Sangalli, giovane drammaturga milanese dell'associazione
Giovio 15, autrice di Midia - L'uomo medio attraverso i media. Manifesto per una nuova (vecchia?) visione del teatro, contro un sistema d'omologazione verso il basso e di star, vere o presunte che siano. Questo l'obiettivo del neonato progetto. Mentre in scena il (s)oggetto è uno solo: l'uomo, tragicamente declinato dai messaggi televisivi.
Ovvero, come la tv ci vorrebbe, non il contrario. Che tanto ormaì chi ha il potere in mano già si è capito. Dieci sketch dalla comicità corrosiva, a ritrarre la banalità della vita quotidiana (e del male) grazie a tre personaggi d'umanissima mediocrità,
in giro per il palcoscenico ognuno con il proprio televisore, il proprio personale fardello. «Il tono è caustico, molto cinico - spiega la Sangalli - inizialmente ispirato al varietà di Walter Chiari, ma presto ce ne siamo allontanati perché ormai umorismo, ritmi, e cattiveria sono troppo distanti da quell'epoca. Abbiamo inoltre dovuto fare i conti con l' invasione della volgarità nel linguaggio quotidiano e la quasi totale mancanza -dì pudore». Due uomini e una donna, ìncorniciati a terra da un nastro adesivo,
come se fosse un ring. Quattro assi .di legnaccio a sìmboleggiarne i televisori, di volta in volta sulle spalle, in testa, sotto il sedere. MENTRE IN SCENA si racconta di consumismo e chirurgia plastica, omicidi grotteschi e l' ipocrita perbenismo tutto contemporaneo. «Si inizia con una poesia, una sorta di gioco che racchiude in sé quelli che considero alcuni degli orrori del nostro tempo: le compagnie telefoniche, gli istituti di credito, gli imprenditori, Mediobanca, Mediashopping... La comicità è molto forte e presente, ma è distante dal cabaret perché manca la parodia, la presa in giro fine a, se stessa. Ridiamo di come la tv ci sta facendo diventare, non della singola trasmissione. E, soprattutto, sugli effetti drammatici che ha sulla società»
Diego Vincenti - E Polis 20.06.10
Attraverso soprattutto un linguaggio dalla comicità caustica che deve al cabaret solo tempi e struttura. Il resto è tutt'altro, svanendo la parodia o la presa
Undici quadri per raccontare l'ordinaria idiozia televisiva. Tra giornalisti vampiri e gossip sguaiati, talk e reality show, veline e tronisti, chirurgia estetica e psicodrammi in diretta, censura e false notizie.
...il risultato è un ritratto impietoso e grottesco dell'Italia contemporanea e dei suoi mostri: davanti e dentro il piccolo schermo.
Sara Chiappori - La Repubblica 29.06.10
Da Medea a «Midìa»: storia di una ragazza che, ai tempi di Facebook, pensa che il teatro sia il mezzo più moderno e attuale («altro che realtà virtuale, è il vero 3d»). Debutta domani all'Out Off lo spettacolo scritto dalla drammaturga milanese Francesca Sangalli. Una giovane, trent'anni, che fa strada in quello che «non è un Paese per giovani» è già una notizia. Che poi lo faccia con testi intelligenti «che parlano della società in cui viviamo» è quasi una rarità. «In Italia non è facile fare questo mestiere», dice Sangalli, che ha lavorato con Ascanìo CeIestini, François Kahn e Massimiliano Speziani, «per i giovani ci sono proposte ad hoc, poi quando provi a farti largo non hai credibilità». La passione per il teatro è nata al liceo Parini «un laboratorio con il gruppo Alma Rosè. Ho dovuto imparare un monologo di Medea». Un pugno di esami all'università (tra cui Storia del Teatro con Paolo Bosisio), poi il diploma all'Accademia d'arte drammatica «Nico Pepe» di Udine. «Ho fatto anche l'attrice, poi ho capito che preferivo la scrittura. Scelta difficile, ma mi diverte»…una «vita tempestosa»: tre giorni a Roma (lavora con Massìmìliano Bruno.in una factory, scrive per cinema e tv); tre a Milano (con la sua associazione, Gìovio 15, produce lo spettacolo), e domenica pranzo dalla nonna («e guai a mancare»). Le sere le passa guardando «In Treatmentx» (serie tv cult sulla psicanalisi) con la gatta Liuba, ma per scrivere «Mìdìa, L'uomo medio attraverso i media» ha visto molta tv spazzatura («davanti alla De Filippi ho resistito cinque minuti»). Risultato un testo che l'anno scorso ha vinto i premi «Giovani realtà del teatro» (giuria dei giornalisti) e «Teatro indipendente - Art'».«Ho messo in scena la realtà che vediamo in tv. Fa un certo effetto». Si ride o si piange? «Si ride per non piangere, è un umorismo senza filtri. Nella scrittura ci sono la crudeltà e la cattiveria che stanno dietro uno sketch». Modello di riferimento Anton Cechov. In Senza trama e senza finale, pensieridai suoi epistolari, raccontacome prendere appunti daidialoghi ascoltati per strada,e trasformarli in materia teatrale»…E con il prossimo lavoro «Mitigare il buio» (il testo ha vinto il Premio E. M. Salerno nel 2009) Sangalli fa sul serio: «Parlo di tossicodipendenza. Vorrei portarlo nelle scuole». Lei su Facebook c'è? «Lo uso per segnalare le date degli spettacoli».
Severino Colombo - Corriere della sera 28.06.10
TRE PERSONE qualunque. Vestite in maniera qualunque. A trascinarsi dietro, vita natural durante, il nemico-amico più subdolo: il televisore. Potrebbe essere visto come un felice esempio di spettacolo comico. Potrebbe, (perché per ridere si ride e tanto), cosa che in tempi di spettacoli penitenziali è già un buon segno. Ma sotto la cipria, dietro lo sketch, un vuoto esistenziale che fa rabbrividire. «L'orrore», come direbbe il colonnello Kurtz (Marlon Brando) in Apocalypse Now. Primo obiettivo è infatti dipingere come la tv vorrebbe che fosse l'uomo, la società tutta attraverso una decina di situazioni grottesche.
Attraverso soprattutto un linguaggio dalla comicità caustica che deve al cabaret solo tempi e struttura. Il resto è tutt'altro, svanendo la parodia o la presa in giro della 'singola trasmissione (o del personaggio), in favore d'uno sguardo più vasto, che sempre cerca il confronto fra scena e spettatore, la riflessione. E quello che si offre è una lista di interrogativi, mai risposte...
Diego Vincenti - Il Giorno 29.06.10
MIDIA a RomaScena vuota, tre scatole, tre attori. Questo è il necessario per l’allestimento della bella commedia diretta da Giovio 15. Niente oltre l’essenziale a testimoniare il vuoto che circonda l’uomo metropolitano, rinchiuso in una scatola, incapace troppo spesso di una dialettica oltre il “buongiorno-buonasera”.
Gli attori, strumenti con cui il regista lavora di cesello, regalano un’interpretazione sopraffina su una messa in scena tutta giocata sul ritmo e sui tempi corti, sulle invenzioni di luce e ombra, su un testo acuto benché non sempre brillante.
Tante scene, scollegate tra loro, piccoli sketch con tematiche eterogenee. Le trovate narrative che spaziano dalla chirurgia estetica, alla televisione consumistica, dalle veline alla politica gretta ed ipocrita, mostrano il fianco quando oltre ad essere esempio di luoghi comuni e stereotipi, tracimano nella politica spicciola e pedante.
Poco importa. Midia, il cui termine è storpiato in essere, è una commedia divertente e leggera, che si lascia guardare e assaporare, aiutato da un terzetto di attori molto ben amalgamato.
Eliseo Cannone, faccia da comico, caratterista nato riesce a far ridere senza parlare, Alex Cendron interpreta meravigliosamente il politico di provincia,gretto e truffaldino, Serena di Gregorio (S)veste ogni personaggio di un’aria sperduta e dimenticata. Gli attori sono la forza di questa messa in scena.
Il tono è quindi sempre alto, anche urlato a volte, critica e prende in giro sè stesso quando vuole vestirsi di “serio” in un teatro che è una “station wagon”.
Midia è uno spettacolo divertente e svelto che non lascerà allo spettatore un momento di tregua tra una risata e l’altra.
Mario Fazio - www.saltinaria.it 01.10.10